Calcio e Pigrizia Sociale: “È importante quello che faccio?”

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Calcio e Pigrizia Sociale: “È importante quello che faccio?” (Parte 2)

Nella gestione di un gruppo, sappiamo tutti quanto siano importanti alcune dinamiche sociali e quanto sia rilevante che un Mister sviluppi competenze trasversali che vadano oltre le conoscenze tecniche e tattiche. Un allenatore dovrà infatti riuscire a trovare modalità operative utili a tradurre sul campo alcuni concetti di ampio respiro. Per facilitare questo processo, possiamo cercare di scomporre i temi generali in aspetti specifici da poter poi sperimentare sul campo.

Molti allenatori sanno bene quanto possa essere importante la partecipazione unitaria e compatta dei ragazzi al “progetto tecnico” complessivo e quanto sia difficile gestire quelle situazioni in cui la squadra pare sfilacciarsi e dividersi in correnti interne a velocità diverse.

Ma da cosa può dipendere la scarsa motivazione e partecipazione? Uno degli aspetti più meritevoli di analisi e meno noti è riferibile alla Pigrizia sociale.

 

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La Pigrizia sociale è un fenomeno che determina la tendenza da parte di una persona a diminuire il proprio impegno individuale quando è inserito all’interno di un gruppo. [/feature_box]

Abbiamo già analizzato, in questo senso,  l’importanza del fattore allocativo (“si vede quello che faccio?”). Adesso concentriamo l’attenzione su un altro coefficiente in grado di determinare l’insorgenza di Pigrizia sociale, ovvero l’effetto denominato del Free-Rider.

Questo fenomeno, spiegato da Kerr e Bruun, S. E. (1983)  ci consente di comprendere la rilevanza che assume la capacità del Mister di mantenere elevato il livello motivazionale del gruppo nel suo complesso coinvolgendo i propri giocatori in modo continuativo alle competizioni e/o attività della squadra, badando sia alla possibilità che il ragazzo abbia l’occasione di farsi vedere che, di conseguenza, di sentirsi importante., specialmente quando  è alta la motivazione intrinseca.

Ma vediamo, nel dettaglio, di cosa si tratta..

Quando un atleta percepisce che il proprio contributo è poco distinguibile (invisibile), sviluppa la percezione di essere poco importante ai fini degli obiettivi di squadra subendo un calo motivazionale significativo e ponendosi nella posizione del “Free-Rider”, ovvero dell’atleta che si mette in disparte e partecipa con scarsa energia psichica alle attività, auto-convincendosi che le energie degli altri compagni siano più che sufficienti all’esecuzione di un compito. (“Non si vede quello che faccio, non sono importante, che siano gli altri a correre!”) e limitando, di conseguenza, il proprio impegno personale.

Certo, nel mondo del calcio esistono situazioni contingenti (ad esempio, a gradi crescenti di livello,  di tipo contrattuale) in cui una società si trova a gestire calciatori in uscita oppure non graditi all’allenatore per motivi tecnici.
Tali circostanze determinano che nel gruppo i Free-rider siano piuttosto frequenti facilitando la creazione di sottogruppi e coalizioni interne alla squadra (magari proprio contro l’allenatore).

Se consideriamo che un team è, di fatto, un sistema sociale complesso, un calo motivazionale in un atleta genera a catena reazioni nel gruppo che possono rendere instabile e rigida la struttura che lo caratterizza.

La possibilità che i contributi individuali siano sinergici a quelli del collettivo, consente infatti al sistema-squadra di adattarsi meglio alle difficoltà nel corso del tempo, in quanto tutti i ragazzi sono partecipi e pronti ad fare la propria parte in qualsiasi momento, anche sopperendo a carenze transitorie legate ad infortuni o stati fisici non ottimali. Il gruppo, insomma, più è coeso e partecipativo, più riuscirà a far fronte a fattori di stress.

Alcuni segnali della presenza del Free-Rider?

  • Scarsa partecipazione nei giochi di gruppo
  • Assenza frequente agli allenamenti
  • Facile distrazione durante le attività
  • Tendenza a creare ripetuti “capannelli” con alcuni compagni
  • Assenza di dialogo con l’allenatore
  • Isolamento
  • Passività
  • Esecuzione degli esercizi per ultimo
  • Malessere generale
  • Desiderio di abbandonare il campo per primo
  • Scarsa partecipazione ai festeggiamenti di gruppo
  • Si sente in parte vincitore se vincono i compagni, resta indifferente se vengono sconfitti

Dr Fabio Ciuffini
Psicologo dello Sport&Mental Trainer
Logo bianco

Foto: @sage_solar, Flickr   

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