Psicologo dello Sport e Mental Coach. Considerazioni di ruolo.

Psicologo dello Sport e Mental Coach. Considerazioni di ruolo.

Nei miei viaggi in rete, indirizzato da un post di facebook, mi sono trovato sul blog di un noto Mental Coach che segue molti atleti professionisti, in particolare calciatori. Incuriosito ho approfondito la sua conoscenza leggendo i suoi post e dando una sbirciata qua e la fino a giungere sul link “chi sono” dove, una volta cliccato, mi aspettavo di trovare un curriculum che certificasse agli occhi dei clienti la sua formazione. In realtà non ho letto niente di tutto questo, ma solo una “generica indicazione” di aver partecipato a corsi di sviluppo personale e manageriale (?) che poi sono stati applicati con tecniche particolari agli atleti.

Dunque, per dare seguito alla professione di Mental Coach non è richiesta una preparazione universitaria né tantomeno possedere titoli di studio particolari! Basta avere tempo, soldi, la volontà di apprendere e una scuola di coaching che ne certifichi il ruolo. A riprova di quanto scrivo prova a digitare su Google: “come si diventa Mental Coach sportivo” e, senza che aggiunga altro, trai le tue considerazioni…

Sia chiaro, niente da obiettare nei confronti dei migliaia di Mental Coach e delle scuole che li formano, molti di loro sono sicuramente bravi e preparati nell’aiutare (motivare) l’atleta (o la squadra) a migliorare la performance sportiva aiutandoli ad esprimere il suo massimo potenziale, del resto la mission dei Mental Coach è questa. Quello che trovo inaccettabile è l’opinabile giudizio che si legge su alcuni siti di presunti professionisti che, impropriamente, parlano del loro ruolo “esclusivo” mettendolo in contrapposizione con quella dello psicologo dello sport, facendo passare quest’ultimo come se la sua unica funzione fosse quella di trattare il “disturbo mentale”; non è un caso, infatti, che nella nostra società “moderna”, allo psicologo viene associato in modo stereotipato, il disagio.

Se è vero che lo psicologo è un dottore in psicologia e in quanto tale ha perciò la possibilità di lavorare anche sulle patologie e sui disturbi della mente, è altrettanto vero che in virtù della formazione universitaria (con tanto di laurea!) e il conseguimento del master di specializzazione in psicologia dello sport, si occupa anche di ALLENARE E POTENZIARE le abilità mentali degli atleti, fra cui annoveriamo in particolare l’abilità di rilassarsi, di visualizzare, di porsi degli obiettivi, di mantenere la propria motivazione, di gestire l’ansia da prestazione.

Inoltre la psicologia dello sport sta dando un enorme contributo alla comprensione del ruolo dello sport nello sviluppo dei bambini, evidenziando come debba rappresentare un’esperienza divertente, di crescita e consapevolezza del proprio corpo, dello stare bene con se stessi e gli altri (compagni di squadra e allenatore), tant’è che tale figura è indicata come auspicabile in uno staff tecnico, già a partire nelle scuole calcio (Guida Tecnica per le Scuole Calcio)!

Oltre ad occuparsi di motivazione, concentrazione, autoefficacia, comunicazione, e, in generale , di tutti gli aspetti dello sport, opera anche nell’ambito della psicologia della salute che concerne anche la patologia e il recupero clinico e può, pertanto, occuparsi di disturbi psicologici associati a problemi sportivi, come ad esempio problemi alimentari o legati all’uso di sostanze dopanti. Lo psicologo dello sport è, dunque, a tutti gli effetti, un MOTIVATORE e un MENTAL COACH! In esso confluiscono, quindi, tutte le competenze necessarie per lavorare in ambito sportivo!

In conclusione, mi sia consentito un piccolo inciso, il classico discorso di “pancia”. Per esperienza diretta nel mio ruolo di allenatore e di osservatore di calcio, mi confronto quotidianamente con lo psicologo dello sport integrando le mie competenze tecniche di campo con le sue conoscenze scientifiche e umanistiche. Devo ammettere che la professionalità, l’umanità, la delicatezza con cui Fabio tratta ogni argomento ed ogni criticità rilevata ha portato enorme valore alla mia persona e alle mie competenze, inoltre ha contribuito a gettare le basi per dare vita ad un progetto tanto ambizioso quanto difficile che ha come obiettivo la valorizzazione del giovane calciatore e la salvaguardia del talento nel calcio.

Grazie Fabio.

Roberto Nencini (Allenatore  Base UEFA B)

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