Il Drone e la preparazione psicologica: quale nesso?

Il Drone e la preparazione psicologica: quale nesso?

C’è chi la chiama Drone-mania. In realtà si tratta di un arricchimento di un metodo di lavoro che utilizza la tecnologia in modo intelligente e funzionale (importato dal football americano) ed utilizzato già da vari allenatori in Italia, in primis Sarri, tecnico del Napoli in quale afferma:

“Il drone, filmando dall’alto, mi permette di seguire e di studiare al meglio il movimento dei giocatori, in particolare quello della linea difensiva. Il drone infatti è in grado di seguire la linea che si alza e si abbassa, dandomi l’immagine chiara e precisa di quello che succede in campo” (sportmediaset)

L’utilità del drone sta dunque essenzialmente (dal punto di vista di uno staff tecnico) nella sua capacità di offrire una visuale ben più ampia ed armonica dell’ìmmagine di una telecamera, consentendo la possibilità di monitorare il movimento collettivo di reparto e di squadra nel suo complesso, attraverso angolazioni differenti.

È plausibile ritenere che il drone sia dunque strumento di notevole arricchimento conoscitivo, considerando anche che quello di ultimissima generazione è in grado di seguire in modo soggettivo un singolo calciatore, chiamato poi a “rivedersi” nei movimenti effettuati in campo a fini di apprendimento e miglioramento tattico e tecnico.

Ma l’uso del drone può avere una valenza anche nella preparazione psicologica di un atleta?

[box] Se consideriamo che tale strumento favorisce la possibilità di ottenere prospettive diverse, il suo utilizzo potrebbe offrire un grande vantaggio nel processo di ricostruzione mentale che un atleta fa di se stesso sul terreno di gioco nell’esecuzione di determinati gesti tecnici successivi alla visione di un filmato che lo riguarda direttamente.

In pratica, è altamente probabile che l’atleta riesca a ricostruire i movimenti in modo dissociato (ovvero come se si vedesse “dall’esterno”) con un livello di precisione più alto, in grado di garantire cioè un ritorno di immagine più particolareggiato che possa poi incidere positivamente anche sulla qualità della ricostruzione mentale dell’atto motorio.[/box]

La misurazione di tale progresso qualitativo potrebbe essere quindi sottoposto ad una serie di misurazioni soggettive di natura autovalutativa, in cui il calciatore (e l’atleta in generale data l’applicabilità dello strumento in discipline diverse) possa offrire ad un preparatore psicologico un feedback circa la qualità della visualizzazione da un punto vista visivo (in primis) ma anche da quello cinestetico e delle sensazioni corporee associate alla ricostruzione mentale del’atto motorio medesimo.

Quest’ultimo, in particolare, potrebbe essere poi valutato nel suo miglioramento reale confrontando una situazione in cui la visualizzazione abbia seguito metodi e strumenti classici (anche video) con un’altra nella quale l’imagery abbia utilizzato quale strumento preparatorio la visione di immagini provenienti da drone.

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Dr Fabio Ciuffini, Psicologo dello Sport. Per info ciuffinifabio@gmail.com oppure visitare il Sito Web personale

 

 

 

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