I miei Calciatori sono proattivi o reattivi?

I miei Calciatori sono proattivi o reattivi?

Fornire un input, uno stimolo ad un giovane calciatore al fine di attivare un cambiamento o facilitare un apprendimento, necessita sempre, da parte di un tecnico, di interrogarsi prima su quale sia l’atteggiamento del ragazzo nei confronti delle varie situazioni e come quest’ultimo possa percepire e ricevere un’istruzione.

Tendenzialmente si propende a ipotizzare che i calciatori si dividano in due grandi categorie: quella dei “giocatori reattivi” e quella dei “giocatori proattivi”. Ma che significa?

Mentre i calciatori reattivi necessitano di un certo lasso di tempo prima di poter prendere dimestichezza con un certo stimolo (ad esempio con un nuovo movimento in campo) in quanto abituati ad analizzare le situazioni nel dettaglio prima di attivarsi nella direzione proposta e mostrando una motivazione maggiormente estrinseca dinanzi agli eventi (“lo faccio perché lo dice il mister”), i giocatori proattivi si interfacciano alle situazioni in modo diverso.

 

Essi, infatti,

tendono a ricercare volutamente situazioni nuove o modalità diverse di affrontare i problemi in campo (ad esempio danno disponibilità a modificare in corsa un modulo di gioco o addirittura chiedono al mister interventi correttivi durante la gara) e spesso guidano e stimolano l’attivazione di un cambiamento, coinvolgendo anche i compagni di squadra. In questo senso hanno una motivazione intrinseca al miglioramento della prestazione.

Tuttavia, non è certo detto che un calciatore proattivo sia migliore di uno reattivo, in quanto tutto sta nel mettere la persona che si ha di fronte dinanzi alla possibilità di tirar fuori al meglio le proprie risorse, indipendentemente dal punto di partenza.

Un urlo di stimolo nei confronti di un giocatore proattivo, potrebbe infatti essere valutato in modo negativo, innescando una reazione di rabbia. In base alla personalità di quest’ultimo, un incentivo esterno potrebbe essere infatti ritenuto inutile, data la rilevanza della motivazione interiore, che non necessita tendenzialmente di ulteriori rinforzi esterni.

Analogamente, un’indicazione poco concreta ad un calciatore reattivo (ad esempio, “concentrati di più”), può generare esiti non soddisfacenti, in quanto priva dell’indicazione delle modalità operative per metterla in atto (“segui di più il movimento del compagno” orienta invece meglio l’attenzione del giocatore dando un’istruzione più precisa).

Affinché un‘interazione sia efficace, è dunque opportuno che un allenatore conosca anche questa piccola sfumatura, osservando non solo tecnicamente ma anche a livello relazionale i propri giocatori. Questo infatti consente ad un allenatore di avere maggiore competenza per quanto concerne l’individuazione di tecniche comunicative più efficaci in funzione di chi si muove sul terreno di gioco.

Per concludere con un esempio veloce, possiamo ipotizzare che un ragazzo reattivo abbia necessità di ottenere delle indicazioni concrete nell’intervallo di gara e con la dovuta calma, in modo tale che possa elaborare e prepararsi ai nuovi movimenti da fare in campo. Al contrario, è possibile improvvisare con maggior facilità durante il gioco con un ragazzo proattivo, il quale anche durante una partita, sarà ben disposto a recepire informazioni concrete, chiare e brevi orientate al cambiamento, purché esse non siano di natura esclusivamente motivazionale.

In questo senso, quando un mister è davanti alla squadra negli spogliatoi, o comunque durante le interruzioni di gioco o i time-out, è preferibile focalizzare l’attenzione sulle istruzioni da rivolgere ai ragazzi maggiormente reattivi, piuttosto che a quelli proattivi (con i quali funziona bene anche un’istruzione durante il gioco), tenendo ben presente che sia gli uni che gli altri potranno essere messi in condizione di offrire prestazioni ottimali, purché il modo di stimolarli sia adatto alla loro psicologia.

Il giocatore proattivo, in questi contesti, può invece aiutare il mister ad amplificare proprio in chiave motivazionale l’efficacia di un input, grazie alla tendenza di ragazzi con tale atteggiamento a spingere i compagni di squadra da un punto di vista emotivo verso traguardi comuni.

Calcioscouting

Dr Fabio Ciuffini Area Psicologia dello Sport

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