L’isolamento psicologico del portiere
L’isolamento psicologico del portiere: una semplice strategia di mantenimento attentivo
Il portiere attraversa molte fasi di gara nelle quali può essere poco coinvolto nel gioco. Se pensiamo che il possesso palla medio delle principali squadre di Serie A è di circa 30 minuti, comprendiamo bene come l’estremo difensore sia potenzialmente chiamato in causa soltanto in fasi alterne della partita, contrariamente ai propri compagni che dovranno muoversi in modo sinergico, con attenzione e con maggiore continuità, indipendentemente dal fatto che la palla sia gestita dalla propria squadra o dagli avversari (la cosiddetta fase di non possesso).
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Il rischio è quello di isolarsi dal contesto di gioco, facendosi condizionare da fattori distraenti di vario tipo, ad esempio il pubblico, i movimenti in panchina, pensieri personali, o riflessioni su un proprio intervento effettuato durante la gara.
L’isolamento psicologico è proprio quell’aspetto del gioco responsabile del fatto che il portiere trovi talvolta difficoltà ad entrare in azione all’improvviso, soprattutto quando non è chiamato in causa da vari minuti e non è abituato ad una serie di esercizi finalizzati al mantenimento della concentrazione, ad esempio richiamando i propri compagni vicini o focalizzandosi sul movimento degli avversari.
Il lavoro sullo stile attentivo è in questo senso molto importante in quanto consente al portiere di gestire la propria attenzione restringendola o allargandola in funzione della fase del gioco, facendosi trovare pronto al momento giusto.
Una piccola “provocazione”: Vi siete mai chiesti per quale motivo, talvolta, i difensori appoggiano la palla al portiere anche quando apparentemente non serve a nulla? E se fosse un’indicazione del mister finalizzata proprio a tenerlo “vigile”?
Dr Fabio Ciuffini, Psicologo, Consulente Area Psicologia dello Sport
Allora quando sui retro passaggi viene fuori l’autorete vuol dire che il portiere non era attento?
Il calo di concentrazione è senza dubbio una delle trappole più grandi a cui un portiere può essere soggetto.
Renderlo partecipe della manovra è un modo per fronteggiare il calo attentivo e pertanto anche una via utile per prevenire “svarioni” a cui spesso assistiamo che, al 99% non dipendono da un problema tecnico o ambientale (al netto di zolle maldestre, ad esempio..).
Pertanto sì, l’autorete può dipendere da questo.
Grazie Anna per il suo commento.
Fabio