Preparazione psicologica e l’importanza del contesto

Preparazione psicologica e l’importanza del contesto.
Per capire il comportamento di coloro che fanno sport, è necessario acquisire maggior conoscenza e competenza sulla natura dei gruppi sportivi (Carron, 1988). Di conseguenza, intervenire esclusivamente sulla componente psicologica individuale dell’atleta senza tenere in considerazione fattori di natura relazionale, contestuale e sociale caratteristici della squadra e della società di appartenenza è fortemente limitativo.

Il che spiega il motivo per cui molti interventi sulla preparazione mentale di un calciatore rischiano di fallire se sottovalutano o addirittura ignorano la valenza ed il peso della psicologia sociale nella determinazione del comportamento del singolo.

Ciascun calciatore è, infatti, inserito all’interno di un gruppo, ed è di conseguenza coinvolto in un sistema di regole, formali ed informali, che contraddistinguono l’agire di una squadra.
Un intervento di mental training sul singolo è dunque da valutarsi all’interno di un programma di lavoro che non sia isolato rispetto al contesto ma che, al contrario, si alimenti di informazioni di natura contestuale sulle caratteristiche della società di appartenenza di un calciatore, sulle regole scritte e verbali che armonizzano il funzionamento dello “spogliatoio” (la cultura del gruppo).

Il calciatore fa parte di un collettivo e quindi di un sistema definito, che, a sua volta, fa parte di un metasistema più ampio (quello societario).

Intervenire su un ragazzo che non riesce ad esprimersi al meglio a causa di una sensazione di isolamento rispetto agli obiettivi di squadra, necessita evidentemente di considerare, ad esempio, le relazioni che intercorrono tra il mister ed i calciatori, il livello di coesione, cooperazione e competizione, ma anche la storia e l’evoluzione di un gruppo o di una società nel tempo. Informazioni che spesso possono essere raccolte anche attraverso un’attenta attività osservativa in gara ed allenamento, laddove il consulente non sia parte integrante di una squadra.

PDF PER LA PREPARAZIONE MENTALE DELL’ATLETA

Analogamente, un ragazzo ritenuto particolarmente aggressivo ed incapace di controllare le proprie emozioni, è altamente probabile che sia inserito all’interno di un sistema la cui azione e cultura tende a rinforzare questo tipo di comportamenti piuttosto che ad accoglierli e limitarli nel tempo.

Lavorare soltanto sul profilo emotivo del singolo calciatore può, di conseguenza, non bastare a limitare alcune reazioni disfunzionali, che potrebbero trovare terreno fertile in compagni di squadra che ne valorizzino la valenza goliardica, oppure in una società che possa trarre benefici mediatici indiretti da atteggiamenti poco in linea con l’ortodossia dello sport.

Per questo motivo, l’azione della preparazione psicologica dovrebbe essere sempre inserita in un contesto ed essere particolarmente chiara non soltanto al calciatore che sceglie di sottoporsi all’intervento, ma anche, possibilmente, alla società di appartenenza, mantenendo sempre una posizione mai valutativa e giudicante ma neutra e  “tecnica”.

Lo Psicologo sportivo che interviene sul calciatore deve quindi avere ben presente la necessità di valutare le molteplici dinamiche dei vari sistemi coinvolti nell’atteggiamento del ragazzo (quindi anche quello di natura familiare, oltre a quello di squadra e societario) ponendosi in un’ottica che gli consenta di osservare in modo globale e più accurato possibile il quadro di riferimento, creandosi validi spazi di confronto con tutte le componenti che gravitano attorno al ragazzo, ove possibile.

Lavorare sulla prestazione come fosse un tassello a se stante rispetto alle variabili che agiscono sul calciatore, impedisce ad esempio, di comprendere perché un ragazzo potrebbe avere difficoltà nel fare progressi. La conoscenza della psicologia sociale ed organizzativa, di strumenti e tecniche di intervento globali di tipo gruppale, deve essere parte integrante alla preparazione psicologica “pura” finalizzata alla prestazione che, da sola, può non bastare a raggiungere obiettivi di miglioramento della performance.

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Dr Fabio Ciuffini, Psicologo, Consulente Area Psicologia dello Sport

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