L’allenatore come Leader: qual’è una buona Leadership?

L’allenatore come Leader: qual’è una buona Leadership?

In precedenti contributi abbiamo potuto constatare come parlare semplicemente di Leader, non sia sufficiente a comprendere a fondo la natura e la variabilità dei differenti stili di leadership e relative funzioni.
Ciascun allenatore, in funzione di caratteristiche temperamentali, ha infatti la tendenza a sviluppare atteggiamenti e ad adottare comportamenti stabili nel tempo che possono avere pro e contro.

In fondo, uno stile autoritario e direttivo può essere efficace nel raggiungimento del compito, ma penalizza sensibilmente la dialettica intergruppo.

Uno stile democratico, al contrario, favorisce la dialettica, ma deve tuttavia avere una caratteristica essenziale e predominante, ovvero la coerenza. È dalla mancanza di quest’ultima infatti che spesso si generano conflitti, o pigrizie sociali di varie forme che derivano dall’incapacità di coinvolgere tutti i ragazzi nelle decisioni collettive in modo omogeneo, tale da consentire loro di rendere il proprio impegno rilevante e discriminabile.
Va anche detto che lo stile democratico è funzionale fino a quando non diventi eccessivamente delegante, il che riduce l’influenza dell’allenatore rendendolo quasi un corpo estraneo.

Analogamente, un leader socio-emotivo valorizza notevolmente il rapporto umano, creando spesso un clima di gruppo molto positivo ed una notevole coesione complessiva. Anche in questo caso tuttavia, è necessario che l’allenatore mantenga sempre ben presenti obiettivi e compito, per non creare condizioni favorevoli alla distrazione.

Qual’è dunque la buona Leadership? Ritengo essenziale sottolineare come essa dipenda dalla competenza dell’uomo e dell’allenatore nel leggere adeguatamente non solo “se stesso” e le proprie prerogative, ma anche quelle dei ragazzi che ha a disposizione e quelle della società e dell’ambiente per cui opera.

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Seguendo le tracce del Modello Multidimensionale per la Leadership nello sport (Chelladurai, 1993), un allenatore deve tener presenti 3 variabili fondamentali, definiti antecedenti:

[feature_box style=”1″ only_advanced=”There%20are%20no%20title%20options%20for%20the%20choosen%20style” alignment=”center”]

  • Caratteristiche Situazionali
  • Caratteristiche personali proprie
  • Caratteristiche dei giovani calciatori

[/feature_box]

Le caratteristiche situazionali determinano il Comportamento Richiesto al Leadership, quelle Personali il suo Comportamento Effettivo, quelle dei giovani calciatori il comportamento preferito o atteso.

Affinché vi sia una perfetta sinergia, tale da produrre prestazioni soddisfacenti (le cosiddette conseguenze), è necessario che vi sia una buona coerenza tra i tre tipi di comportamento.

Il Leader efficace è pertanto quello che acquisisce competenze tali da consentirgli l’adozione di stili di leadership differenti in funzione del contesto e dei ragazzi, ma anche in relazione ad un’adeguata conoscenza di se stesso e del proprio modo di agire.

La mancanza di una corretta conoscenza di almeno una delle 3 caratteristiche sopra descritte spiega il motivo per cui alcuni allenatori, al netto degli episodi tipici che contraddistinguono il gioco del calcio, non sempre riescono a ottenere gli stessi risultati in contesti diversi.

 

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Dr Fabio Ciuffini, Psicologo, Consulente Area Psicologia dello Sport

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