“Scusa Mister, Scusa!”: un segnale della temperatura emotiva nella squadra

“Scusa Mister, Scusa!”

Girando per i campi di calcio giovanile, non è infrequente assistere a piccoli episodi che talvolta segnalano alcune criticità che rischiano di passare inosservate ai più, ma che sono in realtà in grado di fornire un quadro della “temperatura emotiva” presente all’interno di una squadra.

Un segnale di questo tipo è dato senza dubbio da un bambino che, a fronte di un intervento maldestro sulla palla, la butta fuori, scatenando l’ira del mister, e sentendosi costretto a scusarsi ripetutamente con quest’ultimo.

In questo caso stiamo parlando di esordienti, e quindi di bambini che vivono il rapporto con l’allenatore ancora in modo fortemente simbiotico, che mixa la figura dell’educatore, a quella dell’insegnante, del tutor, ma anche del mito da seguire e da emulare.

Sta di fatto che l’allenatore ha un ruolo molto delicato in questa fase, in quanto i giovani calciatori si apprestano ad affrontare nuovi modi di giocare a calcio, in spazi più grandi, con dinamiche di gioco leggermente diverse, in cui alcuni ingredienti tipici del “pallone” iniziano progressivamente a presentarsi ai loro occhi. Pare quindi evidente come il mister sia coinvolto a pieno titolo nella necessità di orientare i ragazzi in questa esperienza in modo quanto mai positiva, infondendo coraggio ma anche un legittimo senso di sicurezza.

Tuttavia, anche per l’allenatore seguire i suoi ragazzi passo dopo passo nella crescita e raggiungere (magari per la prima volta) quel sottile senso di maturata competizione quando il calcio dei bambini inizia sempre più a somigliare a quello dei “grandi”, non è passaggio del tutto indifferente.

Ciò può determinare che il suo comportamento possa trasformarsi in modo non troppo graduale da quello di una figura di leadership totalmente socio-emotiva (in cui il leader è orientato alla gestione e maturazione delle relazioni ponendo al centro delle attività il rapporto umano ed i vissuti emotivi dei ragazzi) ad una direttiva, orientata con maggiore decisione all’istruzione ed al risultato, magari condita da un volume della voce sempre più alto e da un uso non costante del rinforzo positivo.

Ma cosa significa “Scusarsi”?

Beh, va detto che la sensazione che produce questa modalità comunicativa rimanda ad una estraneazione del bambino da componenti motivazionali intrinseche verso fattori estrinseci. Per essere chiari, il bambino che sbaglia, non si preoccupa di capire dove poter migliorare l’intervento successivo in condizioni analoghe, ma piuttosto si interessa di far capire all’allenatore il suo dispiacere per un errore commesso che presume potrebbe farlo arrabbiare.

L’errore, in pratica, è un ostacolo ad un obiettivo estrinseco (vincere per non deludere il mister).

Se ci aggiungiamo un’espressione anche mimica nel bambino carica di disagio, comprendiamo quanto questo tipo di segnale dimostri il fatto che a livello emotivo, la linearità della maturazione psico-fisica dei ragazzi in relazione al contesto di gioco ed alle sue richieste, ha subito probabilmente un graduale disallineamento.

Per cui l’obiettivo dell’allenatore/educatore si sta spostando inconsapevolmente da quello di “creare una squadra coesa di giovani calciatori in apprendimento” a quello di “dirigere una squadra vincente”. Pena, il nervosismo.

Va da sé che il rischio è palese: demotivare e destabilizzare i ragazzi, penalizzandone il naturale entusiasmo.

Calcioscouting

Dr Fabio Ciuffini, Psicologo, Consulente Area Psicologia dello Sport

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2 Replies to ““Scusa Mister, Scusa!”: un segnale della temperatura emotiva nella squadra”

    • CalcioScouting

      Gran bella domanda Francesco…
      Il nuovo assetto societario in via di definizione con l’ingresso del broker tailandese ha portato sicuramente nuove risorse economiche e il Milan. Al pari dei cugini interisti ha rinforzato il proprio parco giocatori. Il valore tecnico della rosa sarà sufficiente a garantire risultati? Sinceramente non credo nei miracoli dall’oggi al domani, credo invece in una programmazione seria che dia “tempo e modo” di costruire un qualcosa d’importante. Non so se una piazza così ambiziosa e abituata a vincere come il Milan sia disposta ad aspettare a lungo visto poi le recenti annate deludenti senza piazzamenti e senza Europa. Credo che il passato glorioso del Milan possa far riflettere l’attuale dirigenza rossonera; personalmente credo nella concretezza del gioco creativo e nel calcio fatto da calciatori che pensano…, al di la degli schemi rigidi che certi allenatori propongono. Non solo, credo in un gruppo di calciatori italiani che garantiscono continuità e “senso di appartenenza” (vedi Empoli 2014/15)…, credo che il Milan sia sulla buona strada.

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