Arbitri e genitori: Attenti all’uomo nero di 16 anni!
Attenti all’uomo nero di 16 anni!
Purtroppo ormai, nel mio girovagare sui campi di gioco, mi è capitato molto spesso di imbattermi in giovanissimi arbitri di 16-17 anni costantemente insultati dai genitori dei ragazzi in campo. Non vi è dubbio che, in taluni casi, le decisioni prese dal giovane direttore di gara siano discutibili e talvolta evidentemente errate, danneggiando l’uno o l’altra squadra.
Tuttavia, così come è facile, anzi facilissimo assistere a giovani calciatori che commettono errori palesi in campo, analogamente va tenuto presente che anche l’ “uomo nero di 16 anni” (ormai divento in realtà l”uomo giallo”, date le metamorfosi cromatiche a cui negli anni è stato soggetto), è ugualmente esposto ad errori grossolani tipici della fase di apprendimento, ma utili alla crescita.
La responsabilità ed il carico di stress a cui si sottopone il giovane che intraprende questa coraggiosissima carriera (sia per quanto concerne la gestione delle relazioni con le squadre, i calciatori, gli allenatori e l’ambiente, sia in funzione della “spada di Damocle” dei commissari speciali che li seguono e valutano in campo ) sono chiaramente rilevanti, anche alla luce di un processo di netta individuazione a cui il ragazzo si sottopone (contrariamente ai calciatori che nel gruppo dividono il loro carico di responsabilità con i compagni di squadra).
Uno contro tutti. Sempre e comunque. Mica facile, direi.
Servono caratteristiche temperamentali e di personalità molto forti, capacità decisionale, tolleranza allo stress, capacità di relazione, assertività, competenze negoziali, autocontrollo emotivo notevole.Tutte qualità che non si imparano in un attimo, in una partita, in un torneo. E che, certamente, è impossibile ipotizzare possano essere massimali a quell’età.
Osservare genitori che imprecano contro di lui, insultandolo, accusandolo talvolta con vera ferocia, non può che lasciare perplessi.
Sarebbe curioso, dopo una gara in cui “l’uomo nero” è stato plurimassacrato verbalmente, poterlo sottoporre “vis à vis” con chi lo ha insultato per tutta la gara per comprendere in che modo quest’ultimo possa reagire davanti a quella faccia, innocente e spesso ancora simpaticamente brufolosa, di un ragazzino che potrebbe essere tranquillamente suo figlio, se non addirittura suo nipote.
Alle partite a cui io ho assistito l'”uomo nero” e’ stato insultato non solo dai genitori ma anche dai dirigenti delle squadre. Mi chiedo che esempio educativo possa essere il mettere in discussione l’autorità impersonata, in quel momento, dall’arbitro!
Già..Ho recentemente assistito ad un allenatore che attaccava pesantemente l’arbitro a seguito di un errore tecnico. Palese ma, santo cielo, da permettere ad un ragazzino di 16 anni!
Fabio