Management sportivo: Tra vittorie di trofei e crescita degli atleti

Management sportivo: Tra vittorie di trofei e crescita degli atleti

Leggendo ogni giorno post, articoli e notizie di società sportive, noto con una certa frequenza aggiornamenti relativi al conseguimento di successi in tornei o competizioni di ogni ordine e grado. L’idea che personalmente mi trasmettono è quella di un tentativo (per carità, legittimo) di evidenziare, senza mezzi termini, quanto il lavoro di una scuola calcio o un settore giovanile sia in grado di produrre risultati sul campo attraverso la sottolineatura di esperienze di successo facilmente tangibili (medaglie, coppe, premi etc..).

Da qui l’idea di entrare brevemente nel rapporto esistente tra vittorie societarie e crescita del giovane calciatore.

Personalmente, pur ritenendo il successo ed il risultato un contributo favorevole ad alimentare autoefficacia nei ragazzi, sono fermamente convinto, prove professionali alla mano, che esso non sia e non possa essere l’unico criterio su cui una società debba focalizzare il proprio impegno per testimoniare la crescita di giovani calciatori e di un progetto sportivo.

L’autoefficacia che sviluppano gli atleti,  ovvero la convinzione circa la propria capacità di eseguire azioni utili nello svolgimento di un compito e nell’espressione di un a performance,  è infatti aspetto determinante nella loro crescita globale ed armonica ed elemento, pertanto, su cui una società dovrebbe poter lavorare con cognizione di causa.
Essa si sviluppa a seguito dell’interazione di 4 fattori:

  1. la possibilità di essere stati persuasi positivamente circa la propria efficacia nello svolgimento di un compito;
  2. la presenza di modelli di riferimento da seguire nella propria crescita sportiva e personale;
  3. stati emotivi e fisiologici adeguati;
  4. esperienze di successo;

Non è poi così difficile rendersi conto di quanto per una società sportiva concentrare tutta l’energia sul punto 4 (le vittorie), non sia necessariamente garanzia di sviluppo di autoefficacia nel singolo atleta. Fattore determinante nella crescita del talento e nel mantenimento dell’impegno sportivo.

Un settore giovanile che sappia curare nel dettaglio il proprio modo di contribuire alla crescita di un giovane (ponendoselo come obiettivo prioritario), dovrebbe pertanto essere in grado di testimoniare e “provare” anche:

  • qual’è il livello di fiducia personale maturato dal singolo calciatore che passa attraverso un’esperienza in un dato contesto societario
  • quel’è il grado di soddisfazione che ciascun atleta manifesta nell’arco di una o più stagioni in relazione al benessere individuale e di gruppo.
  • quanto e se la società abbia contribuito affinché i ragazzi che escono da un settore giovanile siano stati effettivamente persuasi circa la loro capacità di apprendere (indipendentemente dal livello dell’obiettivo di crescita raggiungibile) in modo che possano trasferire tali sicurezze in altre aree della vita.
  • quali competenze ha appreso sia dal punto di vista tecnico che comportamentale, psicologico e relazionale
  • quanti e quali modelli o punti di riferimento siano stati acquisiti dall’atleta all’interno della società. E perché.
  • quali comportamenti, atteggiamenti, iniziative ed atti concreti siano stati compiuti in questa direzione
  • quanto sia cresciuta la capacità di accettazione della sconfitta e quanto sia produttivo l’uso che se ne fa nell’ambito competitivo.
  • il livello di serenità instauratosi tra il management e la famiglia (aspetto contestuale in grado di incidere sulla serenità percepita da un calciatore circa le possibilità di crescita all’interno di una società sportiva, con evidenti ripercussioni sulla sua autostima)
  • quanto l’autoefficacia sviluppata dall’atleta negli anni di settore giovanile abbia influito sulle opportunità di crescita dal punto di vista non solo sportivo, ma anche scolastico e professionale

Tutti risultati, questi, non evidentemente coincidenti con un trofeo tangibile ma senz’altro misurabili mediante attività e progettualità di ampio respiro sviluppate in un arco temporale significativo.
Utile, in questa direzione, adottare criteri di valutazione nel management sportivo ben definiti che tengano conto del raggiungimento di obiettivi che vadano al di là della presentabilità di una bacheca.

Dott. Fabio Ciuffini
Psicologo dello Sport
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