
Programmare la formazione per fasce d’età
Programmare la formazione per fasce d’età. Dai 6 agli 11 anni
Ogni periodo della crescita sportiva di un ragazzo è prezioso affinché l‘allenatore possa aiutare ad aggiungere quei tasselli necessari per lo sviluppo di abilità e competenze necessarie per raggiungere, da adulto, adeguati livelli di prestazione sportiva. Per ben interpretare il ruolo di allenatore è opportuno tener sempre presente chi “abbiamo di fronte” così da indirizzare al meglio l’attività. In questo articolo tratteremo della fascia d’età che va dai 6 agli 11 anni (periodo di iniziazione).
In questo arco temporale i piccoli calciatori dovrebbero svolgere un tipo di attività motoria “variata” (multilaterale e polivalente); particolari attenzioni andrebbero poste allo stimolo “percettivo“ per “allenare” gli analizzatori sensoriali a immagazzinare il maggior numero d’informazioni che si renderanno indispensabili per costruire e consolidare lo “schema corporeo“. S’intende la conoscenza che l’individuo ha del proprio corpo in rapporto alle singole parti che lo compongono e allo spazio che lo circonda. Tutto ciò che è ben sviluppato e proposto dagli allenatori in giovanissima età favorisce, in tempi successivi, la manifestazione del talento e la performance sportiva. La competenza dei tecnici è quella di creare le condizioni migliori perché ciò avvenga.
CRITICITA’
L’errore più frequente da parte degli allenatori rispetto alla fascia d’età 6-11 anni è relativo al fatto di voler anticipare la preparazione “speciale” a discapito di una preparazione “generale” (consigliata).
Cercare di non precorrere i tempi è invece utile al bambino per “esplorare e sperimentare” gettando così le basi per i successivi periodi di crescita (perfezionamento e performance). Al termine di questo periodo i i ragazzi saranno in grado di collegare i vari movimenti segmentari in movimenti “unitari”, finalizzati ad uno scopo preciso. Esperienze e proposte di gioco in situazioni dinamiche e ricche di “stimoli percettivi”, consentono il “riconoscimento” di nuove sensazioni che con il passare del tempo saranno utilizzate dai giovani come un ricco “database” da cui attingere, al momento del bisogno, per velocizzare (o modificare) la scelta motoria (comportamento tattico) in relazione alla situazione.
Costruire competenze nel giovane calciatore dipende quindi dal rapporto allenatore/allievo e sarà una diretta conseguenza tra stimolo proposto e risposta. Va da se che una maggior predisposizione del bambino verso il gioco del calcio (fattore genetico) faciliterà la proposta didattica dell’allenatore e gli “adattamenti” che ne faranno un calciatore. E’ anche vero, comunque, che determinate premesse (POTENZIALITA’) rimarrebbero tali se non venissero offerte significative opportunità esperenziali.
Roberto Nencini
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