
La pressione subita dal calciatore: CR7 e la capacità di gestirsi

La pressione subita dal calciatore: CR7 e la capacità di gestirsi
Cos’è la “pressione” per un calciatore?
Prendendo spunto dalla narrazione che ne fanno gli atleti durante i percorsi di preparazione mentale, potrei descriverla come un insieme di variabili che suscitano apprensione, senso di compressione, percezione di giudizio, sensazione di obbligatorietà nel raggiungimento di risultati e prestazioni.
La pressione, in definitiva, è la risultante di un insieme di fattori che creano attorno all’atleta numerose aspettative e che determinano nel giocatore la necessità di innescare un processo di adattamento dal duplice esito: l’emergere di stress negativo (distress) oppure l’innesco di uno stress positivo (eustress).
Nel primo caso (distress), il calciatore percepisce come fortemente avverse le condizioni che generano pressione, sviluppando una serie di reazioni disfunzionali sul piano emotivo e cognitivo e, di conseguenza, su quello prestativo.
Tali condizioni possono avere una duplice provenienza:
► Esterna (ad esempio i media, il pubblico, la presenza di osservatori, la percezione di genitori giudicanti -specialmente nei giovani calciatori-, un allenatore percepito come severo ed ipercritico o magari compagni di squadra valutati come “avversi” piuttosto che come complici solidali di un obiettivo condiviso);
►Interna (aspettative personali, obiettivi ritenuti determinanti e stati emotivi ad essi correlati);
Nel secondo caso (eustress), al contrario, il calciatore utilizza in modo funzionale le condizioni interne ed esterne che generano pressione, sviluppando un processo di coping (quindi di adattamento alla situazione) positivo.
Quest’ultimo incoraggia un processo di incremento motivazionale nell’atleta, che ne favorisce la determinazione, la grinta, la persistenza, la capacità di fronteggiare difficoltà ma anche la qualità attentiva, la sincronia con il il campo (ovvero l’essere pienamente nel “qui ed ora” del gioco), senza fattori distraenti inibenti.
Il calciatore dotato di mentalità vincente è senz’altro colui che riesce a gestire in modo positivo la pressione, anche mediante un processo di abituazione (e quindi di apprendimento) risultante dalla volontà di esporsi alle situazioni critiche al fine di renderle meno invalidanti dal punto di vista mentale.
Indicativa in tal senso è l’intervista rilasciata per l’emittente Dazn da parte del calciatore juventino Cristiano Ronaldo, il quale afferma:
“Non è facile giocare sotto pressione, ma ci sono occasioni in cui mi piace averne. Caricarsi di troppe responsabilità può avere un effetto negativo. Ma subire pressioni fa parte del mio lavoro e devo imparare a conviverci. Giocare sotto pressione fa parte del mio DNA, ma non è un problema. So come gestirmi“.
Questa è la chiave di tutto: sapere come gestirsi. Cosa significa gestirsi?
Innanzitutto maturare consapevolezza di ciò che crea pressione sul piano soggettivo, saper riconoscere le proprie emozioni, saper analizzare ed eventualmente modificare la propria percezione di influenzamento degli eventi,imparare a gestire la propria attivazione fisica e mentale.
I percorsi di preparazione mentale dell’atleta effettuati dallo Psicologo dello Sport favoriscono questo processo, stimolando nel calciatore l’acquisizione di adeguate competenze e strumenti utili a riconoscere ed usare a proprio favore tutte quelle condizioni, interne o esterne che siano, in grado di creare pressione.
E tu, come vivi la pressione?
Dott. Fabio Ciuffini
Psicologo dello Sport