Attenzione nel calciatore: disattento, distratto o distraibile?

Attenzione nel calciatore: disattento, distratto o distraibile?

Nell’osservazione psicologica del calciatore, specialmente se giovane, è molto importante la valutazione dell’aspetto attentivo, su cui più volte ho avuto modo di soffermarmi.
Un monitoraggio accorto degli indicatori attentivi restituisce infatti la possibilità di verificare durante le varie fasi di gioco, quanto il ragazzo sia in grado di:

1. Mantenere la concentrazione durante la prestazione
2. Orientarla verso variabili rilevanti (focalizzazione)
3. Evitare l’influenza di fattori di distrazione

Nel calcio basta un attimo di disattenzione per compromettere a livello individuale e di squadra una performance ed un risultato ed il calo di concentrazione è, pertanto, uno dei principali nemici del calciatore. In questo sport infatti l’aspetto più impegnativo da un punto di vista cognitivo sta proprio nella grande richiesta di energie attentive attivate in situazioni di grande dinamismo, in cui il calciatore viene “colpito” da una serie di stimoli progressivi anche in modo simultaneo.
Tali elementi richiedono grande dispendio di energia psichica, che varia anche sensibilmente in funzione:

► del grado di coinvolgimento diretto nella fasi di gioco

► dell’intensità ed il ritmo di gara

► della rilevanza di fattori ambientali (pubblico, suoni, colori, condizioni atmosferiche)

Ma non solo. Da valutare è anche il grado di incidenza a livello attentivo di una serie di variabili interne, quindi non dipendenti direttamente da fattori contestuali, ma altresì collegate alle sensazioni emotive e corporee dell’atleta e quindi:

► elementi di natura sensoriale (stanchezza, dolore, sensazioni tattili, uditive, olfattive etc.)

► elementi di natura psicologica (pensieri, aspetti emozionali positivi e negativi)

Pertanto, è facile comprendere come la psiche del calciatore sia soggetta a nume-rose variabili che possono alterare in modo considerevole non solo la quantità di attenzione disponibile, ma anche la sua qualità ponendolo nelle condizioni e necessità di equilibrare anche la propria attivazione fisiologica, elemento che incide in modo considerevole sul livello attentivo generale.

Cali prestativi ed errori manifesti

Frequentemente i cali di performance e di prestazione sono vissuti dagli atleti come derivanti in via prevalente proprio da una diminuita capacità di focalizzare le risorse attentive sul compito svolto ( spesso in particolari fasi della gara in cui l’obiettivo sembra acquisito, o magari in circostanze in cui aspetti emotivi o fisici portano lo sportivo a distogliere l’attenzione dal compito per portarla su aspetti emozionali o su dolori conseguenti a scontri, posture, infortuni di varia natura).
La disattenzione, dal punto di vista dell’osservatore esterno, acquisisce insomma varie facce e sembianze, talvolta estremamente sottili, che possono essere colte soltanto da un addetto ai lavori che sappia riconoscere i vari fattori in grado di produrla.

In sintesi possiamo dire che la mancanza di attenzione può palesarsi, ad esempio, sotto forma di:

► errore tecnico

► errore tattico

► tempi di reazione troppo elevati rispetto alle richieste della dinamica dell’azione

► orientamento dello sguardo verso zone di campo ininfluenti

► orientamento della testa, dello sguardo e dell’ascolto verso il bordo campo o la tribuna

► tempi di gioco non corretti

► scelte sbagliate

► errata valutazione delle distanze in fase di passaggio o di tiro

► errata valutazione della traiettoria della palla

► Errore di posizione

Ma Esiste una differenza tra un calciatore disattento e uno distratto?

Certamente sì. Mentre il calciatore disattento è colui che mette in atto una riduzione temporanea dell’attenzione a causa della stanchezza fisica o mentale, quello distratto interrompe il proprio processo attentivo a causa dell’interferenza e del richiamo da parte di stimoli estranei all’attività in corso.

Un calciatore può incorrere in distrazione o disattenzione, ma deve necessariamente lavorare sulle proprie abilità mentali qualora sia distraibile, ovvero sia facilmente soggetto a distrazione (aspetto valutabile in base alla frequenza di distrazione nell’arco di un’unità di tempo).

L’osservatore dovrebbe chiedersi pertanto:

“il calciatore osservato è disattento, distratto o distraibile??”

In pratica il calciatore che abbia palesato un momento di calo attentivo, è stato soggetto a:

► eccessiva stanchezza fisica o psicologica causata dal ritmo o dall’intensità della gara?
► All’influenza di un fattore esterno che ha richiamato la sua attenzione?
► Un ingresso in campo non adeguatamente carico dal punto di vista della tensione psicologica che lo ha reso distraibile? E questo aspetto capita spesso?

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