Calcio ed Effetto Sucker: “E io dovrei correre per te?”

Calcio ed Effetto Sucker: “E io dovrei correre per te?”. Ecco un Terzo importante fenomeno di Pigrizia sociale

La Psicologia sociale è una disciplina che studia da vicino i processi di socializzazione e di interazione sociale, anche allo scopo di analizzare, in via applicativa, la capacità di un gruppo, di una squadra o di un’organizzazione di ottenere risultati e prestazioni di livello.

In precedenti contributi, abbiamo parlato di due fenomeni riconducibili alla cosiddetta Pigrizia Sociale, (la tendenza a diminuire il proprio impegno quando si è parte di un collettivo): la strategia allocativa e quella del free rider.

La strategia dell’allocazione determina il fatto che l’impegno è massimo quando la prestazione è individuale o ben identificabile, mentre l’effetto del Free-Rider spiega la riduzione del proprio impegno quando l’atleta percepisce la scarsa rilevanza del proprio contributo nella squadra.

La conoscenza di questo tipo di fenomeni consente ad un allenatore di calcio di poter intervenire nel ristabilire un equilibrio nel caso in cui alcuni ragazzi mostrassero segnali di insofferenza, di diminuzione dell’impegno, di demotivazione.

Vediamo adesso un terzo fattore che induce un calo della performance di gruppo,  ovvero  l’Effetto Sucker.

Quando un gruppo percepisce la presenza di uno o più free-rider, cioè la presenza di compagni che riducono il proprio impegno isolandosi rispetto agli obiettivi di squadra, quei membri che normalmente si applicano di più tendono a diminuire il proprio sforzo per impedire ai free rider stessi di “nascondersi” dietro agli altri, ponendo quindi in maggiore evidenza la loro scarsa partecipazione.

L’obiettivo è, in pratica, quello di tirare i remi in barca per evitare che alcuni calciatori apparentemente più “svogliati” possano trarre dei vantaggi dal sacrificio e dal sudore profuso dagli altri.

Per prevenire questo fenomeno, è necessario monitorare il livello di partecipazione degli atleti alle attività di squadra aumentando le possibilità di identificazione del contributo individuale e dando maggior importanza al riconoscimento del valore e del merito senza tuttavia portare all’esasperazione la competitività interna.

Ciò consente di evitare, tra l’altro, l’insorgere di un quarto fattore responsabile di pigrizia sociale, ossia la strategia del minimo sforzo per cui i calciatori sono portati a ottenere massimi risultati con il minimo impegno, vivendo l’appartenenza ad un gruppo come coefficiente in grado di colmare il “gap” prodotto ad un minore sforzo individuale.

L’allenatore, in particolare, dovrebbe progettare ed organizzare sedute di allenamento che, pur organizzate in sotto-gruppi di lavoro, consentano al mister di monitorare efficacemente le attività di tutti i ragazzi, dimostrando di avere tutti i calciatori sotto controllo diretto, nonostante la necessità di delegare a qualche membro dello staff tecnico eventuali esercizi in piccole unità di lavoro.

Un richiamo, un complimento, un rinforzo, un’osservazione su un movimento, alternato da un gruppo all’altro (con necessaria grande flessibilità attentiva), facilita nei ragazzi la percezione che il loro contributo sia ben monitorato dal mister, la cui valutazione è molto importante per un giovane calciatore e per lo sviluppo di un’adeguata auto efficacia..

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