L’elemento discriminante nella selezione del giovane talento

L’ELEMENTO DISCRIMINANTE NELLA SELEZIONE DEL GIOVANE TALENTO

Quando si parla di giovane talento viene portato alla ribalta l’aspetto che da più enfasi e lustro al giocatore: l’aspetto tecnico. L’avere particolare confidenza nella gestione del pallone, come ad esempio controllare e ammortizzare il passaggio di un compagno, coprire la palla usando il proprio corpo, effettuare un tiro in porta, oppure guidare in velocità la sfera senza perderne il controllo e con relativa naturalezza, danno al Talent Scout la possibilità di esprimere un primo giudizio di base sul possibile talento.

Certo, anche le considerazioni di natura fisico atletica rivestono particolare importanza (basti pensare che valore viene data all’altezza nella selezione del portiere!): secondo gli “esperti” infatti, l’espressione della forza, evidenziata non solo come massa muscolare, ma anche come velocità di corsa o di esecuzione del gesto tecnico e motorio è un criterio selettivo importante per arrivare alla scelta. Avere una buona tecnica e un fisico prestante non sono però le uniche prerogative del giovane di prospettiva.

Altre caratteristiche individuali sono altrettanto importanti e da considerare, in particolare mi riferisco alla componente mentale del giocatore e a quella comportamentale, quest’ultima meglio definita come tecnica applicata o tattica individuale. Tutti i punti sopra citati sono caratteristiche che vanno attentamente valutate nella selezione del giovane. In questo post mi soffermo sull’elemento che da motivo agli osservatori di scegliere il giovane più promettente: tale caratteristica è comune al campione affermato come al giovane talento e richiama un aspetto tattico (comportamentale), ossia l’espressione dei corretti TEMPI DI GIOCO.

Ma cosa sono i tempi di gioco?

FARE LA COSA GIUSTA AL MOMENTO GIUSTO

Facciamo degli esempi: giusto timing di smarcamento per ricevere palla da un compagno in “zona luce”; effettuare un dribbling in area di rigore avversaria per andare al tiro in porta e segnare un goal; eseguire un passaggio in profondità sulla “corsa del compagno” (tempo e visione di gioco), mettendolo nella condizione migliore per il proseguimento dell’azione; saper scegliere il tempo di intervento per contrastare un avversario proiettato a rete; saper temporeggiare in attesa dell’aiuto dei compagni di squadra in una situazione di pericolo per l’inferiorità numerica (copertura della palla). Tanti esempi si potrebbero fare per dare risalto a questo nuovo approccio di valutazione da parte del Talent Scout. 

Un giocatore di prospettiva è, dunque, colui che esprime con armonia movimenti, gestualità, comportamenti tecnico-tattici nel modo e nei tempi corretti e, aggiungo, con naturalezza; durante le azioni di gioco sembra muoversi e giocare senza durare troppa fatica, rendendosi adattabile nelle diverse situazioni e valorizzando la propria identità “unica” di calciatore.

Il giocatore che sto osservando fa la differenza per il suo fisico possente, per le sue capacità condizionali, per la sua tecnica o per i corretti tempi di gioco?

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